«Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.»
In questo articolo parleremo delle prove storiche sull'esistenza di Yeshua (Gesù Cristo), Dio fatto uomo, e del Cristianesimo, provenienti da fonti storiche documentate e non Cristiane, rivolte a chi si affaccia per la prima volta sull'argomento. Ve le citerò, riportando anche i personaggi storici che le scrissero, insieme alle fonti, al materiale rinvenuto e ai resti archeologici trovati.
Questo articolo è neutrale e ha lo scopo di offrire prove concrete riguardo all'esistenza di Gesù Cristo e del Cristianesimo nella storia.
1) La prima fonte storica importante in nostro possesso proviene da Tito Flavio Giuseppe, nato come Yosef ben Matityahu (37/38 circa d.C. — 100 d.C.), il quale fu uno scrittore, uno storico, un politico ed un militare romano di origine ebraica.
Fonte tratta da Wikipedia riguardo al personaggio storico in questione:
○ Ecco cosa Flavio Giuseppe scrisse riguardo a Gesù Cristo, precisamente nella sua opera Antichità giudaiche, dove raccontò la storia del popolo ebraico, dalle origini fino all'epoca immediatamente precedente la guerra giudaica del 66 — 70 d.C.:
“Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, e attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.”
— Tratto da Antichità 18:3:3, Antichità giudaiche —
○ In un altro passo della sua opera, Flavio Giuseppe si riferisce a Giacomo e lo definisce come un fratello di Gesù Cristo:
“Festo era morto e Albino non era ancora arrivato; [Anano] convocò perciò il sinedrio per il procedimento giudiziario e gli pose dinanzi il fratello di Gesù, che è detto il Cristo, di nome Giacomo, nonché alcuni altri, che egli accusò di trasgressione della legge, e li fece lapidare.”
— Tratto da Antichità 20:9:1, Antichità giudaiche —
○ Link per approfondire l'opera storica Antichità giudaiche: https://it.wikipedia.org/wiki/Antichità_giudaiche
2) La seconda fonte storica proviene da Publio Cornelio Tacito (55/58 circa d.C. — 117/120 circa d.C.), il quale fu uno storico, un oratore ed un senatore romano, considerato come il più grande esponente del genere storiografico della letteratura latina. Lo storico riportò che la crocifissione di Gesù Cristo ebbe veramente luogo.
Riguardo allo storico Tacito:
○ Nei suoi Annali (Annales), Tacito riporta la morte di Gesù Cristo ad opera di Ponzio Pilato, confermando così l'evento:
“Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava Cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell’incendio, quanto per odio del genere umano.”
— Tratto dagli Annali/Annales —
Link per approfondire l'opera storiografica di Tacito (Annales):
3) La terza fonte storica proviene da Gaio Plinio Cecilio Secondo (61 o 62 circa d.C. — 114 circa d.C.), conosciuto come Plinio il Giovane, il quale fu un avvocato, uno scrittore ed un magistrato romano. Una sua lettera costituisce l'unico documento ufficiale pervenutoci riguardo al comportamento delle autorità romane nei confronti dei Cristiani, confermandone l'esistenza.
Riguardo a Plinio il Giovane:
○ Ecco cosa scrisse Plinio il Giovane in tale lettera:
“[I Cristiani] erano soliti riunirsi nel giorno stabilito prima dell’alba, di cantare fra loro alternatamente un inno a Cristo, come a un dio, e di impegnarsi con giuramento, non a commettere qualche delitto, ma a non commettere furti o ruberie o adulteri, a non venire meno alla parola data, a non negare, se chiamati, il deposito. Compiuti tali riti, avevano l’abitudine di separarsi e di riunirsi di nuovo per prendere il cibo, peraltro, comune e innocente.”
— Tratto da una sua lettera rinvenuta, più precisamente dall'Epistola 10.96 —
4) La quarta fonte storica proviene da Gaio Svetonio Tranquillo (69/70 circa d.C. — 126, 140 oppure 161 circa d.C.); il quale fu un archivista, uno storico ed un biografo romano dell'età imperiale. Svetonio fu il segretario e bibliotecario dell’imperatore romano Adriano.
Nelle Epistole si trova un riferimento a Gesù Cristo e ai Suoi discepoli. Inoltre, nell'opera Vita dei Dodici Cesari, lo storico romano include due passaggi che interessano in modo particolare. Il primo riferimento si trova nella vita di Claudio, l'imperatore romano.
Riguardo a Svetonio:
○ Citazione di una sua lettera:
“Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulit.”
Tradotto dal latino: “Espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine.”
Non stupisce il fatto che Svetonio scrisse “Chrestus” invece di Christus. Basti notare che le parole greche chrēstós — buono, eccellente — e christós — unto con olio, lucente — erano pronunciate allo stesso modo; inoltre, tali parole potevano essere facilmente confuse, specie da chi non fosse ben informato sui fatti. A riprova di ciò, si osserva che Svetonio fece riferimento ai giudei in modo generico. Lo storico non riuscì a comprendere — come avveniva anche per gli altri suoi contemporanei — le differenze esistenti tra la comunità ebraica e quella più recente formata dai Cristiani, ai suoi tempi, bensì si limitò a ricordare quello che per lui era solo un provvedimento imperiale, mirato a risolvere delle tensioni.
Il secondo riferimento, sempre riguardo ai Cristiani, Svetonio lo collocò nella vita di Nerone; in esso, venne riassunto quanto già venne riportato da Tacito, dove sono ripetute le accuse di superstizione rivolte ai Cristiani.
○ Citazione del passaggio in questione:
“Afflicti supliciis christiani, genus hominum superstitionis novae ac maleficae.”
Tradotto dal latino: “Sottopose a supplizi i Cristiani, una razza di uomini di una superstizione nuova e malefica.”
5) La quinta fonte storica proviene da Marco Aurelio (121 d.C. — 180 d.C.), il quale fu imperatore romano dal 161 al 180 d.C. Verso il 170 d.C. egli scrisse alcuni pensieri e meditazioni filosofiche in un’opera in greco intitolata Colloqui con sé stesso.
Riguardo a Marco Aurelio:
○ All'interno della sua opera si trova questo passaggio:
“Quale spettacolo è l’anima che si mostra pronta, quando deve ormai staccarsi dal corpo ed estinguersi o disperdersi o persistere! Ma questa prontezza deve venire da un proprio giudizio individuale e non basarsi su una pura e semplice opposizione come avviene tra i Cristiani: deve risultare meditata, seria, in grado di persuadere anche gli altri, lontana da ogni teatralità.”
— Tratto da Colloqui con sé stesso —
Nel suo scritto l’imperatore romano criticò i seguaci di Gesù Cristo (i Cristiani), poiché essi erano capaci di farsi uccidere pur di sostenere i propri ideali e la propria fede, non rinunciando ad essi. Secondo Marco Aurelio, i Cristiani erano, evidentemente, dei fanatici. Come dimostrarono le persecuzioni dei Cristiani ai tempi dell'antico impero romano, infatti, i discepoli di Gesù Cristo diedero la propria vita pur di non rinunciare alla propria fede, dando tutto, fino all'ultimo.
Marco Aurelio non fu l'unico imperatore romano che parlò dei Cristiani nelle proprie opere.
6) La sesta fonte storica proviene dal pagano Luciano di Samosata (120 circa d.C. — 180/192 circa d.C.) il quale fu uno scrittore, un retore ed un filosofo siro di lingua greca antica. Egli ridicolizzò i Cristiani, parlandone in negativo, anche se accettò che Gesù Cristo fosse realmente esistito, definendolo come “il sofista che fu crocifisso e di cui i Cristiani vivono conformemente alle sue norme”.
Riguardo a Luciano di Samosata:
○ Ecco cosa scrisse a riguardo:
“I Cristiani, lo sapete, adorano un uomo ancora oggi — il personaggio che ha introdotto i loro riti ed è stato crocifisso per questo… Questi sventurati si sono convinti che saranno immortali e vivranno per l’eternità e in base a ciò disprezzano la morte e la maggior parte (di loro) si consegna consenzienti (alla morte). Inoltre, il loro primo legislatore li ha convinti che sono tutti fratelli l’uno con l’altro, una volta che, dopo aver trasgredito, rifiuteranno gli dèi greci, mentre — essi — si prostrano davanti a quello stesso sofista che fu crocifisso e vivono conformemente alle sue norme.”
7) La settima fonte storica storica proviene da Celso, il quale fu un filosofo greco antico del II secolo d.C., vissuto probabilmente ai tempi del regno dell'imperatore Marco Aurelio, nonostante non si abbia l'assoluta certezza dell'esatto periodo storico esatto in cui visse. Egli, nelle sue opere, si pronunciò sia contro i Cristiani che contro Gesù Cristo, accusandolo di stregoneria e definendo in questo modo i Suoi miracoli compiuti.
Riguardo a Celso:
○ Ecco cosa scrisse Celso a riguardo:
“O luce e verità! Dichiara distintamente, con la propria voce, come voi stessi avete constatato, che verranno da voi anche altri che opereranno miracoli simili ma sono uomini malvagi e stregoni; e satana. Gesù stesso non nega quindi che queste opere non sono affatto divine, ma le azioni di uomini malvagi; ed essendo spinto dalla forza della verità, allo stesso tempo non solo esponeva le opere altrui, ma si dichiarava colpevole degli stessi atti. Non è allora una conclusione miserabile dedurre dalle stesse opere che uno è Dio e gli altri stregoni? Perché gli altri, per via di queste azioni, dovrebbero essere considerati malvagi e quest’uomo no, visto che testimonia contro se stesso? Perché egli stesso ha riconosciuto che non sono opere di natura divina ma invenzioni di certi imbroglioni, e di uomini profondamente malvagi.”
— Tratto da Discorso Veritiero / Alethès lógos —
○ Citazioni di altri riferimenti a Cristo, che parlano della Sua esistenza:
“Spinto dalla miseria andò in Egitto a lavorare a mercede, ed avendo quindi appreso alcune di quelle discipline occulte per cui gli egizi son celebri, tornò dai suoi tutto fiero per le arti apprese. E si proclamò da solo Dio a motivo di esse.”
“Gesù raccolse attorno a sé dieci o undici uomini sciagurati, i peggiori dei pubblicani e dei marinai, e con loro se la svignava qua e là, vergognosamente e sordidamente raccattando provviste.”
8) L'ottava è una fonte storica cristiana, tuttavia non biblica: l'Octavius di Marco Minucio Felice.
Marco Minucio Felice (II secolo d.C. — III secolo circa d.C.) fu uno scrittore ed un avvocato romano. Di Marco Minucio non si ha la certezza dell'esatto periodo storico in cui visse; la sua vita è variamente collocata tra il 160 d.C. ed il 300 d.C.
Riguardo a Marco Minucio Felice:
La sua opera, l’Octavius, è un breve testo del 197 d.C., finalizzato alla difesa della religione cristiana. Trasmessoci come libro VIII dell’Adversus Nationes (304 — 310 circa d.C.) di Arnobio, esso è però assegnato dalla tradizione cristiana del III e del IV secolo (Lattanzio e Girolamo) a Minucio Felice, un avvocato pagano convertito. L'Octavius è un dialogo che ha per protagonisti lo stesso autore, Cecilio e Ottavio, e si svolge sulla spiaggia di Ostia. Mentre i tre passeggiano sul litorale, Cecilio, di origine pagana, compie un atto di omaggio nei confronti della statua di Serapide. Da ciò nasce una discussione in cui Cecilio attacca la religione cristiana ed esalta la funzione civile della religione tradizionale, mentre Ottavio, Cristiano, attacca i culti idolatrici pagani ed esalta la tendenza dei Cristiani alla carità e all'amore per il prossimo. Alla fine del dialogo, Cecilio si dichiara vinto e si converte al Cristianesimo, mentre Minucio, che funge da arbitro, assegna ovviamente la vittoria ad Ottavio.
○ Nell'opera, durante la passeggiata con gli amici Ottavio e Minucio, vengono riferite le dicerie e le offese sui Cristiani. Ecco il testo citato:
“Essi, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le donnicciole, facili ad abboccare per la debolezza del loro sesso, formano una banda di empia congiura, che si raduna in congreghe notturne per celebrare le sacre vigilie per banchetti inumani, non con lo scopo di compiere un rito, ma per scelleraggine; una razza di gente che ama nascondersi e rifugge la luce, tace in pubblico ed è garrula in segreto. Disprezzano ugualmente gli altari e le tombe, irridono gli dèi, scherniscono i sacri riti; miseri, commiserano i sacerdoti (se è lecito dirlo), disprezzano le dignità e le porpore, essi che sono quasi nudi! […] Regna tra loro la licenza sfrenata, quasi come un culto, e si chiamano indistintamente fratelli e sorelle, cosicché, col manto di un nome sacro, anche la consueta impudicizia diventi incesto. […] Ho sentito dire che venerano, dopo averla consacrata, una testa d’asino, non saprei per quale futile credenza […]. Altri raccontano che venerano e adorano le parti genitali del medesimo celebrante e sacerdote […]. E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti ad ogni vizio l’altare che più ad essi conviene […]. Un bambino cosparso di farina, per ingannare gli inesperti, viene posto innanzi al neofita, […] viene ucciso. Orribile a dirsi, ne succhiano poi con avidità il sangue, se ne spartiscono a gara le membra, e con questa vittima stringono un sacro patto […]. Il loro banchetto è ben conosciuto: tutti ne parlano variamente, e lo attesta chiaramente un’orazione del nostro retore di Cirta […]. Si avvinghiano assieme nella complicità del buio, a sorte.”
○ In risposta a queste accuse infamanti e di seconda mano verso i Cristiani (basate sul solito: “Ho sentito dire che…”), si possono ricordare le parole che un Cristiano, di nome Giustino (100 d.C. — 162/168 circa d.C.), rivolse in quegli stessi anni ad un altro avversario del Cristianesimo, il filosofo cinico Crescente:
“Veramente è ingiusto ritenere per filosofo colui che, a nostro danno, rende pubblicamente testimonianza di cose che non conosce, dicendo che i Cristiani sono atei e scellerati; e dice ciò per ricavarne grazia e favore presso la folla, che resta ingannata.”
Questo intervento riassume di fatto le accuse verso i Cristiani che circolavano già dal precedente secolo, sottese pure nelle parole di Tacito; ma se alcuni storici si preoccuparono di accertarne la veridicità (come ad esempio Plinio il Giovane), altri, invece, le diffusero in modo acritico.
○ Questo è l'Octavius di Minucio Felice (due vecchie edizioni):
○ Qui, invece, potete leggere e scaricare l'intera opera in PDF:
9) Come nona prova storica ritrovata abbiamo il graffito di Alessameno (o graffito del Palatino, oppure graffito blasfemo del Palatino): una raffigurazione caratterizzata da un'iscrizione in greco antico che gli archeologi interpretano come irridente nei confronti del culto del Cristianesimo. Il graffito è conservato a Roma, presso l'Antiquarium del Palatino; è datato probabilmente al III secolo d.C., anche se sono possibili date anteriori fino all'anno 85 d.C.; venne trovato sul Palatino, a Roma, nel 1857, presso gli scavi del Paedagogium.
— Cliccare sulle immagini per ingrandirle —
Nel graffito vi è scritta la seguente frase in greco antico:
“ΑλΕξΑΜΕΝΟς CЄΒΕΤΕ ΘΕΩN” / “Alexamenos sebete theon”, che significa “Alexamenos adora Dio”, oppure “Alessameno venera — il suo — dio”.
○ Questo, invece, è il rilievo dei contorni del graffito, per vederlo in maniera più chiara:
La raffigurazione è composta da tre disegni: il corpo di un uomo crocifisso con la testa di un animale (con ogni probabilità un asino o un mulo), un uomo in adorazione e la scritta.
Questo graffito venne realizzato come un'offesa ai Cristiani, con lo scopo di deriderli; esso, inoltre, è una prova anticristiana del culto Cristiano e della crocifissione di Gesù Cristo.
La maggioranza pagana dell'epoca vedeva il nascente culto Cristiano come una setta pericolosa, un qualcosa di oscuro e maligno. Per questo motivo, i Cristiani stessi venivano derisi, oltre ad essere perseguitati ed uccisi, ai tempi dell'impero romano.
In conclusione, il graffito in questione è una testimonianza della teologia Cristiana, precedente al primo concilio di Nicea (325 d.C.), particolarmente significativa, essendo attestata da una fonte anticristiana.
○ Link per gli approfondimenti riguardo al graffito di Alessameno:
○ Link per approfondire l'archeologia paleocristiana, con resti che si sono conservati nel tempo e che ci sono pervenuti:
10) Infine, la decima ed ultima prova riguardo all'esistenza di Gesù Cristo proviene dal Talmud babilonese.
In un passo di un trattato appartenente al Talmud — il “Sanhedrin” — si fa riferimento ad un personaggio chiamato Gesù. Sanhedrin è il termine che corrisponde al Sinedrio, la più alta istituzione in materia legale esistente presso gli Ebrei nel I secolo d.C.
○ Fotografia di due pagine del Talmud:
○ Il testo del Talmud che parla di Gesù Cristo è il seguente:
“Si insegna: alla vigilia di Pesach — Pasqua — appesero Yeshu e il banditore proclamò in giro per quaranta giorni che: «[Yeshu] verrà lapidato per aver praticato la stregoneria, per aver sedotto e condotto Israele verso l’apostasia. Chiunque sappia qualcosa per assolverlo venga avanti e lo esoneri». Ma nessuno presentò nulla per esonerarlo e lo appesero alla vigilia di Pesach. Ulla disse: «Si deve forse pensare che dovremmo cercare delle prove che lo esonerino? Egli era un adescatore e Dio disse»: «Tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa.» — Dt. 13:9. Yeshu era differente perché era intimo col governo.”
Il Talmud afferma, inoltre, che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. Ciò è in sintonia con il Vangelo di Matteo. Il testo fa poi riferimento a un araldo che annuncia l’imminente lapidazione di Cristo. Cosa significa? Che la condanna sancita dai Giudei fu la lapidazione. Ponzio Pilato la mutò nella crocifissione. Il passaggio spiega anche il motivo per cui Gesù venne crocifisso: egli praticava la “stregoneria”, ed aveva condotto Israele verso l’“apostasia”. Dal momento che questa affermazione proviene da una fonte non favorevole al Cristianesimo, non desta meraviglia il fatto che questi ebrei descrivessero la situazione dal proprio punto di vista. È interessante, però, notare il parallelismo che esiste tra queste accuse e quelle rivolte dai Farisei a Gesù nel Nuovo Testamento. Questi ultimi, infatti, vedendo le liberazioni da lui compiute, lo accusavano di scacciare i demoni “con l’aiuto di Beelzebub, principe dei demoni”. Si noti che tale fatto conferma che Gesù compì realmente opere miracolose, definite poi delle “stregonerie”. Tali eventi non potevano essere negati pubblicamente, dunque restava una sola alternativa: attribuirli alla stregoneria. Allo stesso modo, l’accusa di aver condotto Israele verso l’apostasia è concorde con il racconto del Vangelo di Luca, secondo cui i capi di Israele accusarono Gesù di stare sovvertendo la nazione con i Suoi insegnamenti.
L’edizione — inglese — del Talmud babilonese, di cui è stato citato il passo, fu preparata dal rabbino Isidore Epstein (1894 — 1962); venne poi pubblicata in 34 volumi dalle Edizioni Soncino (Londra, 1935 — 1952). Questo studioso osservò, tra l’altro, che il riferimento riguardante Gesù veniva omesso nelle edizioni censurate del Sanhedrin, a conferma del fatto che molti interpreti del passato ne avevano individuato un’allusione a Gesù Cristo. Inoltre, sempre dai commenti del rabbino Epstein, si apprende che un manoscritto (denominato come “M”) riporta “Gesù Nazareno” invece che solo “Gesù”, mentre un altro manoscritto, invece, nella frase “egli fu appeso alla vigilia della Pasqua”, nella parte conclusiva della citazione, annota: “egli fu appeso alla vigilia del sabato della Pasqua”, concordando con il Vangelo di Giovanni. Dunque, analizzando tutto ciò e facendo poi un confronto, il Talmud stesso è concorde con la Bibbia e parla di Gesù Cristo.
○ Link per approfondire la storicità di Gesù Cristo:
○ Un altro esempio riguardante Cristo proviene dallo storico Joseph Klausner, il quale scrisse:
“Ci sono alcune teorie affidabili riguardo al fatto che il suo nome fosse Yeshua — Yeshu — di Nazareth; che praticava la stregoneria — ovvero operava miracoli, com’era comune in quell’epoca — e la seduzione e traviò Israele; che derideva le parole della Scrittura come facevano i farisei; che aveva cinque discepoli; che diceva di non essere venuto a revocare la Legge né ad aggiungervi alcunché; che venne appeso a un pezzo di legno — crocifisso — come falsa autorità e seduttore alla vigilia della Pasqua — che cadeva di sabato — e che i suoi discepoli guarivano dalle malattie in suo nome.”
— J. Klausner, Gesù di Nazareth, pagina 44 —
Per concludere, alcuni dei personaggi storici citati scrissero contro Gesù Cristo e gli stessi Cristiani, senza negare, tuttavia, il fatto che Lui esistette davvero.
Le stesse persecuzioni dei Cristiani, che avvennero durante l'impero romano, confermano in maniera indiscutibile tutta la grande fede dei Cristiani verso il Yeshua, il Maestro, che camminò fra noi, con le Sue opere rivolte agli uomini.
○ Link per approfondire l'argomento sulle persecuzioni cristiane:
— LINKS —
○ Ho realizzato due video specifici riguardo alle prove sull'esistenza di Gesù Cristo e del Cristianesimo nella storia, che trovate qui (streaming e download):
○ Video consigliato sulla storia del Cristianesimo:
○ Qui trovate i due video importanti che realizzai riguardo alle notizie e ai dati sulle persecuzioni dei Cristiani (sia oggi che nel passato, ai tempi dell'impero romano):
○ Links utili con approfondimenti e fonti riguardo a ciò di cui ho parlato in questo articolo:
Vi consiglio molto di leggere la Bibbia, la Parola di Dio, e di fare delle ricerche sia su queste prove storiche di cui ho parlato che sulle persecuzioni dei Cristiani, come feci io.
«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi.»
Che Dio vi benedica.
Vi saluto, al prossimo articolo.
~ KΛΣUΣ PΛTHOΣ ~
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di Lui.”
— GIOVANNI 3:16—17 —
“In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati.”
— ATTI 4:12 —
“Amen! La benedizione, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l'onore, la potenza e la forza appartengono al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen!”
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